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Vogliamo dirlo? E diciamolo: Valentino, il latin lover per antonomasia, il primo grande divo del cinema, l'attore che conquistò milioni di donne, non era così bello. Certo non come Jonny Depp e Brad Pitt, o Gabriel Garko, per rimanere in Italia. Valentino incantava le donne con l'intensità dello sguardo, le stregava con ogni suo gesto. Soprattutto con le sue movenze, i suoi passi di danza. Forse proprio nel limite di quel silenzio cui era costretto il cinema muto degli anni Venti, è custodito il segreto del mito di Valentino. Non potendo dare voce ai propri personaggi, gli attori allora cercavano di infondere se stessi nella gestualità. Valentino fece di più, portando questo movimento a poesia grazie al ballo. E fu quel ballo il primo contatto di Valentino con gli spettatori dell'epoca. Li conquistò: donne e uomini. Non è un caso che in questo libro venga dato ampio spazio alla supposta omosessualità di Valentino. Tutti comunque ne ammirarono la passione pulsante in ogni passo, in ogni piroetta, l'erotismo insito nel casqué. "La danza è poesia", era solito dire, e Rodolfo Valentino visse danzando. Seppe inseguire oltre l'Oceano quel sogno che lo infiammava sin da bambino: con movimenti eleganti, sguardi intensi, passi di danza indimenticabili, aveva conquistato il mondo del cinema, ammaliato milioni di donne. Visse come un giovane dio dell'amore e morendo consegnò il suo mito alla storia.